2 Giu 2025, Lun

IN RICORDO DI MARIO NERO: INTERVISTA AD ANTONIO COLASANTO

Img 3660

Mario Nero è stato il testimone di giustizia dell’omicidio di Giovanni Panunzio. Abbiamo intervistato Antonio Colasanto, un giovane scrittore che ha realizzato un libro su Mario Nero. Ci ha raccontato ciò che l’ha spinto a scrivere questo libro e la vita di Mario, che non sempre è stata facile. Fin da piccolo Antonio è sempre stato appassionato della questione ‘criminalità organizzata’, prima si informa su quella più famosa e poi sulla mafia vicino a noi, quindi nel nostro territorio.

Cosa l’ha spinto a scrivere questo libro?

<<Da piccolo frequentavo la parrocchia di San Michele e mentre giocavo a calcio con i miei amici sentimmo degli spari. Nel bar di fronte al campetto era stato sparato per sbaglio Matteo Di Candia dalla mafia, era il 1999. In seguito venni a conoscere la vicenda di Panunzio e Mario Nero e mi è venuto naturale fare dei collegamenti, associare gli omicidi: cosa avrei fatto io se avessi visto?>>

Può raccontarci un po’ la storia di Mario Nero?

<<Tutto iniziò nel 1992, quando l’assassino di Mario Nero inciampa nel guinzaglio del cane di Mario. Fa cadere una pistola e mentre si alza, Mario riesce a vederlo in faccia. Qualche giorno dopo decide di testimoniare per gli appelli lanciati in tv dal figlio di Panunzio.>>

Ha mai incontrato Mario Nero? Se no, cosa gli diresti se lui fosse qui ora?

<<Non l’ho mai incontrato purtroppo, ma se fosse qui ora lo ringrazierei e gli chiederei scusa, scusa perché è morto da ‘solo’ e anche ora in suo onore c’è un parco non molto curato.>>

Come ha reagito quando ha scoperto che Mario Nero era venuto a mancare?

<<Ci sono rimasto molto male, perché è morto senza essere riconosciuto per quello che ha fatto.>>

Perchè è stato lasciato solo?

<<Ci sono vari episodi che lo fanno capire: nel periodo a Pistoia intorno alla sua casa c’erano sempre poliziotti per tenerlo sicuro e ci furono mobilitazioni perchè la gente pensava fosse un pentito. Mario fu così costretto a cambiare di nuovo città per non rivelare niente. Per far si che nessuno lo riconoscesse, gli diedero un’altra identità, facendogli cambiare nome, casa e tutto quello che avrebbe potuto collegarlo a quello che era prima. Anche per fare delle azioni semplici aveva bisogno di un gruppo di poliziotti che lo accompagnavano. Una volta finito il processo lo lasciarono senza niente, solo quel poco che serviva.>>

Secondo lui, cosa sarebbe cambiato se a Mario fosse stata data più visibilità?

<<Secondo me sarebbe morto con un sorriso e senza la tristezza nel cuore. Purtroppo in quegli anni i testimoni di giustizia non erano tutelati. Pensate che a Mario fu revocato il programma di protezione quando provò il suicidio, oggi sarebbe impensabile. Nel 2001 fu cambiate la legge sui testimoni anche grazie alla collaborazione di Mario con un politico dell’epoca>>

Ha mai scritto altri libri? La scrittura è la sua passione?

<<Ho scritto un libro durante il covid, Favugne. Storie di mafia foggiana, parla della mafia del sud in generale. La scrittura mi è sempre piaciuta fin da quando ero bambino, ma non è il mio lavoro. Lo faccio più per passione. E poi ho sentito il bisogno di approfondire la vicenda di Mario nero con Peccato originale>>

Descriva la sua persona in tre aggettivi

<<I tre aggettivi che mi darei sono: polemico, perché se sono convinto di quello che dico vado dritto per la mia strada e tendo sempre a controllare le informazioni. Il secondo aggettivo è ambizioso, perché mi pongo sempre degli obiettivi e in qualche modo li raggiungo; l’ultimo è vero, vero perché faccio solo quello che mi sento di fare e non perché devo farlo per forza.>>

Che consigli ci darebbe?

<<Vi consiglio di andare sempre dritti per la vostra strada e di allontanarsi da Foggia per un po’, così da vederla con occhi diversi e poterla amare maggiormente, come è successo a me.>>

Img 3663 Img 3660